❝Madrid li 15 settembre 1833
Caro Cognato,
Questa mattina sono stato dal Direttore delle Poste a lagnarmi, il quale mi ha detto di far indirizzare le lettere a lui stesso perché anch’esso dubita che ci sia qualche pasticcio.
Il Colera Morbus e già in Ispagna, cioè in Siviglia e contorni, in alcuni punti fa stragi, ma speriamo che non arriverà a Madrid, essendo questo un paese molto secco ed elevato. Se mai per disgrazie avesse di venire e che chiudessero i Teatri, verremo subito in Italia, ma voglio sperare al contrario. Noi stiamo bene tutti quattro, anzi benissimo, e volesse il cielo andasse sempre cosi; dunque scriva prontamente, perché stiamo in angustia fintanto che non abbiamo loro nuove… Non parlo del Teatro, perché la Compagnia di quest’anno è cattiva e si è fatto molto onore il Maestro Carnicer nell’acquisto dei cantanti e dicono piaghe tutti di quest’asino di Maestro. Ha scritturato due tenori per rimpiazzare me, e Trezzini che sta a Valenzia, e tutti e due hanno fatto un grande fiascone, e fuori della Lorenzani e della Palazzesi, non valgono niente, e se non avessi firmato anche quest’anno, avrebbero dovuto chiudere il Teatro per mancanza di Tenori. Finisco pregandola di scrivere pronto. L’indirizzo lo faccia al: Sign. Giuseppe Rossi Direttore delle Poste in Madrid.
Suo Cognato I. Pasini.❞
❝Madrid 1 settembre 1834
Caro Sig. Cognato:
Aveva diggia scritto altra lettera; quando mi venne la sua del due agosto, ed ho preferito di rispondere a questa che di inviarne altre; si può già immaginare; come starò dopo aver perduto la mia incomparabile Laurina; ogni giorno ne sento più la perdita, la chiamo invano, non potendo persuadermi che mi potesse abbandonare si presto. Prego Iddio, che me la restituisca; ma questo è sordo alle mie preghiere. Ah! se non avessi i figli l’avrei seguita e sarei con essa a godere del Paradiso, chella senza dubbio vi stà con la sua Elettra, che me l’ha rapita. Questa povera fanciulla è stata la cagione delle nostre disgrazie perché per essa non ho mai potuto distaccare da Madrid la mia incomparabile Laurina; la mia eternamente cara sposa! Ah! s’essa’ m’avrebbe dato retta saressimo anche pochi giorni avanti fuggiti; e non saressimo stati preda del colera, che ormai sta devastando tutta la Spagna; ma essa mai mi ha voluto. ascoltare e sempre dicendomi che ci sarebbe morto, Pilade in viaggio, insomma il destino voleva cosi, voleva vedermi desolato e per sempre. Io non desidero altro che finisca il mondo, perché cosi sia finita per tutti; mi dicono che il tempo mi farà dimenticare e che colla distrazione dei ragazzi sarò tranquillo; ma io vedo che dal giorno venticinque luglio, giorno terribile, giorno per me di desolazione, vedo che sono lo stesso e tuttavia non mi posso ristabilire in salute. Il caro Pilade ora mi par di averlo rubato alla morte, il poveretto stava per morire il giorno medesimo che i medici mi dettero per morto anch’io e questa causa chi sa non abbia accelerata la morte alla mia povera Laurina! Ora sto bene e pure Oreste; poveri ragazzi, non sanno cosa hanno perduto, molte volte mi domandano della loro madre, ed io gli rispondo che mori e che sta in Cielo, e loro rispondono che vogliono andare a vederla in legno, e mi dicono se ritornerà a casa, poveretti; un giorno conosceranno che non hanno provato il bene della più tenera madre. Addio! Suo Cognato Ignazio Pasini.❞
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(dalle lettere del tenore Ignazio Busecchi Pasini, conservate presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano)
scheda competa
Ignazio Pasini nasce nel 1796 a Colombaro, in provincia di Brescia. Le cronache dell’epoca testimoniano che possedeva una voce “maschia, un’anima e un fuoco, che rammentavano la forte e generosa terra, ove aprì gli occhi alla luce”. Fu uno dei tenori drammatici più rinomati a calcare le scene dei teatri italiani agli inizi dell’Ottocento.
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#litaliachiamò la cultura non si ferma
foto di Luigi Burroni