Francesco e Giuseppe Tedeschi

❝Con il massimo dispiacere si descrive esattamente quanto è stato pubblicato officialmente dal giornale di Roma relativamente al Colera Assiatico che cominciò a manifestarsi in Roma fin dal mese di Luglio del corrente anno 1837. Fu nel dì 8 Luglio, che si segnalò in questa Capitale il p.mo caso sospetto in persona di un cocchiere, che però fu riconosciuto tale da escludere anche l’ombra del Colera Asiatico e che terminò colla guarigione del infermo.
Un secondo caso parimenti di sospetta natura si manifestò in Trastevere nel dì 10 luglio in persona di un campagnolo, che morì, la cui malattia presentò qualche sintomo da renderla sospetto di colera asiatico, ma la cui autopsia non servì punto a confermare il sospetto. Fu nel 23 del d.o mese di Luglio che perì una donna di professione albergatrice dimorante in Via dell’Acqua Santa. Neppur questo caso presentò tutti i segni caratteristici del colera asiatico durante l’infermità; e la sezione cadaverica concorse a rinnovare ben anco il dubbio.
Il quarto caso sospetto ebbe luogo in persona di un Dragone, che venne a soccombere nell’ospedale di S. Giacomo in Augusta; ma anche rapporto a questo rimasero dileguati i dubbi, tanto per la mancanza de sintomi carateristici nel corso della malattia tanto per l’ispezione del cadavere.
Tre giorni dopo questo caso, cioè, nel dì 28 vennero a svilupparsi tre casi tutti contemporanei nello stesso Ospedale, ed è da quel giorno, che le opinioni de’ Professori discordanti sulla natura de diversi mali che si sono qui manifestati hanno fatto oscillare il pubblico fra la speranza, e il timore fino alla metà del corrente mese di agosto, dopo di che si è finalmente riconosciuto, che mentre specialmente nell’esterno della città prevalevano le febbri algide perniciose, e di queste si moltiplicavano così gli infermi nell’Archiospedale di Santo Spirito, nell’interno poi i casi che vi si andavano segnalando di giorno in giorno non potevano caratterizzarsi più che per colerici.
La somma di tutti gli attaccati dalle due anzidette infermità è ascesa, inclusivamente fino al giorno 20 di Agosto al n° di 1277 de quali 566 vi soccomberono, 151 ne guarirono, e 560 rimangono tuttora in cura.

21 Agosto 1837
Nuovi casi di colera 213
Guariti 26
Morti 133
In cura 712

22 Agosto 1837
Casi 215
Guariti 17
Morti 135
In cura 677

28 Agosto 1837
Casi 365
Guariti 42
Morti 212
In cura 1213

(L’elenco prosegue per circa quattro pagine fino all’11 ottobre 1837, giorno in cui non si registrarono più nuovi casi, né morti o ammalati in cura. In totale i casi furono 8048, ed i morti 4391)

La notte del 24 Agosto entrando al 25 si malò la povera mia moglie di Colera, e per il d.o giorno 25 stette malata mortalmente, ma la mattina dei 26 incominciò a migliorare ed in quello stato si mantenne tutto il 27; la mattina del 28 si aggravò nuovamente, essendole sopragiunto una specie di apoplesia alla testa, per la quale, non ostante tutti i soccorsi dell’arte, la sera dei 29 morì.
La mattina dei 28 di d.o mese, ed anno si malò di Colera la mia figlia Rosa, e la mattina dei 29 morì, tanto che in med.o giorno perdetti la figlia, e la moglie.
Chiunque leggerà queste memorie è pregato di dirle un De profundis.
Colla Gazzetta dei 12 ott.bre, essendo estinto totalmente il Colera, e per conseguenza non avendo portato più alcuna cifra ne di malati, ne di morti, termina per ora con il sopra nominato totale. In seguito di ciò il giorno 15 d.o nelle tre Basiliche di S. Pietro, S. Giovanni, S:ta Maria Maggiore, ed in tutte le Parrocchie fu cantato un solenne Te Deum, specialmente in S. M.a Maggiore ove vi andette il Papa.
Il giorno 16 poi, nella med.ma Chiesa vi fù un solenne funerale per le anime di tutti i morti di Colera, ed il Papa asistette, e dette la solenne Assoluzione nella Chiesa di S. Pietro.❞

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(dal diario di Francesco e Giuseppe Tedeschi, conservato presso l’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano)
scheda completa

Un impiegato dell’Annona nello Stato Pontificio dal 1779 scrive un diario in cui annota ogni anno i principali avvenimenti nella città di Roma sotto il governo del Papa, oltre alla sua situazione lavorativa e familiare. Il figlio Giuseppe poi continua il racconto durante gli anni della Repubblica Romana e del passaggio di Roma al Regno d’Italia, che critica aspramente per “l’usurpazione sacrilega”.